Il primo decreto Scajola del 2005 (mai reso operante), aveva dato tempi brevissimi (da sei mesi a due anni) per gli adeguamenti il che giustificava le preoccupazioni di tutti gli attori coinvolti: le aziende ascensoristiche denunciarono la mancanza di manodopera; i proprietari criticarono i tempi molto stretti per “assorbire” l’impatto economico; gli stessi Enti di controllo non assicurarono di avere i tecnici in numero sufficiente per effettuare i controlli in tempi così brevi. E di fatto in questi anni si è lavorato principalmente per “diluire” nel tempo gli adeguamenti stessi (sino ad oltre 14 anni!), constata comunque la necessità di intervenire sul parco ascensori italiano, così come richiesto dalla Comunità Europea.
Ora con il nuovo decreto quindi tutto ciò scompare e quindi appaiono inutili sia le lamentele dei proprietari che le preoccupazioni delle imprese. L’ obiettivo è quello prevalentemente di rendere, finalmente, sicuro quella parte del parco italiano molto vetusto in tempi molto ragionevoli; ciò per mettere finalmente fine all’ostinazione di quella parte dei proprietari ad effettuare interventi di ammodernamento che avrebbero dovuto e potuto decidere in maniera “volontaria” e che avrebbero reso di fatto gli ascensori più sicuri automaticamente.
Con queste premesse, per tentare di dare una risposta al dibattito in corso sul costo degli adeguamenti basta farsi semplicemente farsi la seguente domanda:
“ipotizzando che non esista il nuovo decreto, in quattordici anni quanto il proprietario avrebbe speso per tenere in funzione ed in sicurezza il proprio ascensore?”.
A conti fatti è facile dimostrare che se l’ascensore è molto vecchio costa molto tenerlo in esercizio ed in sicurezza, come costa molto adeguarlo; al contrario se l’ascensore è più nuovo costerebbe poco tenerlo in esercizio ed in sicurezza, come pure adeguarlo.
Il mio discorso è ovviamente estremizzante perchè ci sono anche adeguamenti del tutto nuovi che sono comunque necessari(vedi ad esempio il livellamento al piano, le barriere ottiche ed i combinatori telefonici).
La “razio” del decreto è proprio quella di portare tutti gli ascensori allo stesso livello di sicurezza e per fare ciò non indica interventi “a tappeto” ma attraverso il “check-up” interviene solo sugli ascensori meno sicuri e meno ammodernati, divenendo a costi di intervento estremamente variabili e commisurati all’anzianità dell’impianto stesso. Pertanto le aziende ascensoristiche non dovrebbero “arricchirsi” più di tanto; i proprietari spenderanno per gli adeguamenti non molto di più di quello che avrebbero speso per mantenere in esercizio e sicurezza gli elevatori negli anni; per ultimi gli organismi dovrebbero riuscire a sopportare il carico di lavoro per i prossimi anni.
Diversamente vanno le cose per quegli impianti che sono stati già riparati ed ammodernati senza però il rispetto (ovviamente all’ insaputa del committente) delle norme UNI 10411, da parte di quelle imprese ascensoristiche che operano in maniera sleale sul mercato. In tal caso il problema ora viene finalmente a galla e può succedere di dover rimettere mano al portafoglio per lavori già effettuati anche da poco tempo!