lunedì 25 febbraio 2008

Outsourcing: Terzisti SI, Terzisti NO


Il fenomeno dell’OUTSOURCING (letteralmente "ricorso a fonte di approvvigionamento esterno") non è nuovo nelle imprese.Nel settore dei servizi è ormai diffusissimo. Ma incontra ancora molte difficoltà nel settore ascensoristico.Nel passato in particolare era addirittura usato in senso denigratorio: Chi ricorreva all’outsourcing ovvero ai “terzisti”, si diceva che non aveva le capacità per fare da solo ovvero si affidava a manodopera esterna non qualificata come quella interna.Inoltre si era, e forse lo si è tutt’oggi, molto “gelosi” dei propri ascensori e delle proprie installazioni, senza contare che favorire la crescita di altre realtà poteva significare alimentare la concorrenza! Ricordo quando il primo passo lo fecero le multinazionali e per questo atteggiamento furono molto criticate. Le Pmi usavano questo discorso per screditare l’attività delle multinazionali rispetto a quelle delle PMI più affidabili, più capaci, perché utilizzavano esclusivamente personale tecnico interno all’azienda.


Come stanno le cose oggi?
Quali sono i pro e i contro all’utilizzo di personale tecnico sterno?

La recente indagine del Centro Studi dell’ANACAM sui tempi medi di incasso e di pagamento delle imprese ascensoristiche, ha evidenziato il grave problema della liquidità aziendale delle Piccole e medie imprese. Lo studio ha evidenziato l’importanza della riduzione dei costi fissi e ricorrenti.L’analisi dei costi delle aziende ascensoristiche di manutenzione, riparazione ed installazione conduce alla seguente formula:


Costi totali = Costi generali + costi commerciali + costi manutentori + costi riparatori + costi installatori + costi materiale + costi finanziari


Come suddividere i costi fissi da quelli variabili?La crisi di liquidità di molte aziende deriva proprio dal fatto che quest’ultime si intestardiscono a mantenere strutture lavorative rigide e non flessibili. Ciò poteva essere vero quando i margini erano elevati ma oggi non è più così e si giunge spesso a gettare la spugna per non volere effettuare una cura di “dimagrimento” strutturale anche se dolorosa.E’ infatti ovvio che una organizzazione che non fa ricorso a risorse esterne ha costi totali invariati (tranne che il costo dei materiali che dipende dal venduto dell’azienda) che non dipendono quindi dall’andamento del mercato e delle contingenze (gare pubbliche vinte, vendita impianti ridotta, ecc), generando nel contempo un esborso di cassa elevato e ripetitivo.Una buona gestione organizzativa deve invece individuare nei costi fissi quelli che non dipendono a medio-lungo termine dal mercato, nei costi variabili invece, quelli “contingenti” e quindi dipendenti dall’andamento del mercato.

Perciò:

costi fissi = costi generali + costi commerciali + costi manutentori + costi finanziari
costi variabili = costi riparatori + costi installatori + costi materiale.
Le spese fisse sono “cash” mentre i costi variabili sono pagati a 30-60gg e più.Il ricorso all'outsourcing è divenuto una necessità e non una scelta.Ovviamente non bisogna rendere variabile “tutto”, “esternalizzando tutte le attività” , diventando così una scatola vuota di intermediazione.Le attività "core" dell'azienda andrebbero salvaguardate trovando un buon compromesso tecnico-organizzativo.Una buona soluzione consiste nell’affidare a terzi i lavori di riparazione ed installazione, conservando all’interno la manutenzione e le piccole riparazioni (anche se qualcuno per rispondere alle gare pubbliche di durata contrattuale breve, preferisce oggi subappaltare anche la manutenzione).

Senza considerare il fatto che si hanno i seguenti vantaggi:
. il costo orario della manodopera è più basso perché le piccolissime organizzazioni terziste non hanno le spese generali e di struttura delle PMI ( si può facilmente dimostrare un risparmio che arriva facilmente al 35-40%!)
. i costi degli interventi dei terzisti sono di solito “chiavi in mano” per cui è possibile stimare le offerte con la massima precisione senza rischi di “sforamenti” di budget, molto frequenti con manodopera interna
. il pagamento è dilazionato nel tempo (almeno 30-60gg)
. possibilità di fare fronte anche a più commesse contemporaneamente utilizzando anche più di un’ azienda terzista
. si possono liberare risorse e tempo per sviluppare nuovo mercati o migliorare le attività interne di manutenzione e piccole riparazione

Quali sono invece gli svantaggi?
. occorre rinunciare ad una parte del proprio "core business"
. occorre selezionare aziende terziste di comprovata affidabilità tecnica e comportamentale (non dimentichiamo che il terzista rappresenta l’azienda presso il cliente)
. occorre seguire sporadicamente sul campo le attività svolte con un tecnico interno
. occorre formalizzare il rapporto contrattuale per le responsabilità connesse all’attività lavorativa (legge 626/94 e 494/94, ecc).

Con la diffusione dei “terzisti” la concorrenza delle altre imprese è molto aumentata per cui il non farvi ricorso pone l’offerta dell' azienda qualche volte fuori mercato. A nulla serva nascondere “la testa nella sabbia” e far finta che il fenomeno non esiste.
Nei riguardi della clientela il discorso può essere posto con maturità senza far credere che il ricorso a manodopera esterna sia una “diminutio” di immagine e/o di “qualità” del servizio reso.

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Il ricorso all'outsourcing è diventata ormai una realtà ineluttabile, della quale non si può più fare a meno e la tendenza è in crescita.
Sono dell’idea, pertanto, che è interesse delle PMI ascensoristiche favorire la nascita e la crescita di queste realtà per poterle utilizzare come normale prassi organizzativa aziendale.La costruzione di una “buona rete di terzisti” potrebbe essere uno delle soluzioni per salvaguardare il settore per i prossimi anni.
Come pure la figura del “terzista” potrebbe essere accolta in ANACAM, come nuovo elemento della filiera produttiva.

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