La questione di come “dare” e “porre” le notizie è dibattuto da sempre. Esistono a tal riguardo varie scuole di pensiero che proverò a sintetizzare in sole tre.
Prima scuola di pensiero (forse la più semplice e la meno rischiosa): non dare la notizia. E’ ovvio che in tal modo non si esprime alcuna posizione e non si dà alcun rilievo alla cosa. In tal caso la volontà precisa è quella di non comunicare la cosa per timore che si diffonda “troppo”. Seconda scuola di pensiero: dare una notizia “edulcorata”, il cui livello di “edulcorazione” è ovviamente variabile e può dipendere da tante cose; provo a citarne qualcuna: la paura di non essere capiti sino in fondo; la voglia di controllare la reazione dei destinatari; il timore che i destinatari capiscano … “troppo”; la paura che i destinatari non capiscano …”niente” e si preoccupino oltre misura delle conseguenze della notizia stessa.
Terza scuola di pensiero: dare la “notizia” in maniera oggettiva, spiegandola quanto più possibile, evidenziando gli eventuali dubbi e sperando che la stessa sia da stimolo alla riflessione e ritenendo che i destinatari comunque siano in grado di capire e valutare da soli le conseguenze della notizia stessa.
I giornali “politici” sono bravissimi a utilizzare di volta in volta le tre scuole di pensiero per ovvi tornaconti soprattutto di elettorato. Leggevo che ad esempio Berlusconi si esprime ed “edulcora” le notizie perché dice che l’italiano medio ha il titolo di studio della seconda media inferiore e quindi le notizie gli vanno poste in modo che l’italiano (poverino!) le possa capire! Il discorso si farebbe complicato perché effettivamente alla fine esiste uno modo di dare le notizie “di destra” e uno “di sinistra”, uno di “regime” ecc e non intendo aprire qui questa discussione che ci porterebbe lontano.
Ciò di cui mi interessa invece è parlare di come dare le notizie di carattere tecnico-legislativo all’interno delle associazioni.
Ovviamente una notizia “tecnico-legislativa” è di per se “oggettiva” per cui il problema sembrerebbe non porsi. Ed invece no, perché la notizia tecnico-legislativa potrebbe essere soggetta a dubbia interpretazione ed allora che fare?
Ecco le tre scuole di pensiero!
Prima scuola: non dare la notizia perché dubbia ed aspettare che altri eventualmente la diano e la interpretino (perché qualcuno prima o poi, sicuramente lo farà) trincerandosi sotto l’alibi: ”meglio non dare notizie che darle dubbie!”. Conseguenza di questo modo di fare: restare al carro degli altri e magari essere poi accusati dagli associati di non essere pronti e veloci ad interpretare le leggi e le norme.
Seconda scuola: “edulcorare” la notizia interpretandola nel modo più “facile” e “vantaggioso” per l’associato, così l’associato (che forse non è in grado di “capire” fino in fondo le conseguenze … sic!) non si preoccupa e non è costretto ad adeguarsi irresponsabilmente. Conseguenza di questo modo di fare: l’associato non cresce, lo si ritiene sempre incapace e ovviamente anche l’associazione non cresce perché è espressione di questo tipo di associato.
Terza scuola: avere il coraggio di porre la notizia nella maniera più oggettiva possibile e se è di dubbia interpretazione motivare e spiegare i motivi del “dubbio” facendo capire che è in atto una discussione sul problema e che l’associazione comunque assume una posizione al riguardo di un certo tipo. Conseguenza: l’associato è comunque informato; l’associato è stimolato alla riflessione; l’associazione ne guadagna in immagine perché sempre attenta alle problematiche del settore; ed in ultimo l’associazione non è al carro degli altri, anzi dimostra alle Istituzioni che ha le capacità per voler contribuire alla comprensione ed alla risoluzione degli eventuali dubbi interpretativi.
E se la notizia riguarda problemi di sicurezza sul lavoro? A maggior ragione la notizia va data presto e subito e se esiste un ragionevole dubbio questo va sicuramente interpretato all’inizio a “favore” di sicurezza e non al contrario, oppure …tacendo!
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