lunedì 14 luglio 2008

Lezione di giornalismo: Perché le notizie vanno “comunque” date!



La questione di come “dare” e “porre” le notizie è dibattuto da sempre. Esistono a tal riguardo varie scuole di pensiero che proverò a sintetizzare in sole tre.
Prima scuola di pensiero (forse la più semplice e la meno rischiosa): non dare la notizia. E’ ovvio che in tal modo non si esprime alcuna posizione e non si dà alcun rilievo alla cosa. In tal caso la volontà precisa è quella di non comunicare la cosa per timore che si diffonda “troppo”. Seconda scuola di pensiero: dare una notizia “edulcorata”, il cui livello di “edulcorazione” è ovviamente variabile e può dipendere da tante cose; provo a citarne qualcuna: la paura di non essere capiti sino in fondo; la voglia di controllare la reazione dei destinatari; il timore che i destinatari capiscano … “troppo”; la paura che i destinatari non capiscano …”niente” e si preoccupino oltre misura delle conseguenze della notizia stessa.
Terza scuola di pensiero: dare la “notizia” in maniera oggettiva, spiegandola quanto più possibile, evidenziando gli eventuali dubbi e sperando che la stessa sia da stimolo alla riflessione e ritenendo che i destinatari comunque siano in grado di capire e valutare da soli le conseguenze della notizia stessa.
I giornali “politici” sono bravissimi a utilizzare di volta in volta le tre scuole di pensiero per ovvi tornaconti soprattutto di elettorato. Leggevo che ad esempio Berlusconi si esprime ed “edulcora” le notizie perché dice che l’italiano medio ha il titolo di studio della seconda media inferiore e quindi le notizie gli vanno poste in modo che l’italiano (poverino!) le possa capire! Il discorso si farebbe complicato perché effettivamente alla fine esiste uno modo di dare le notizie “di destra” e uno “di sinistra”, uno di “regime” ecc e non intendo aprire qui questa discussione che ci porterebbe lontano.
Ciò di cui mi interessa invece è parlare di come dare le notizie di carattere tecnico-legislativo all’interno delle associazioni.
Ovviamente una notizia “tecnico-legislativa” è di per se “oggettiva” per cui il problema sembrerebbe non porsi. Ed invece no, perché la notizia tecnico-legislativa potrebbe essere soggetta a dubbia interpretazione ed allora che fare?
Ecco le tre scuole di pensiero!
Prima scuola: non dare la notizia perché dubbia ed aspettare che altri eventualmente la diano e la interpretino (perché qualcuno prima o poi, sicuramente lo farà) trincerandosi sotto l’alibi: ”meglio non dare notizie che darle dubbie!”. Conseguenza di questo modo di fare: restare al carro degli altri e magari essere poi accusati dagli associati di non essere pronti e veloci ad interpretare le leggi e le norme.
Seconda scuola: “edulcorare” la notizia interpretandola nel modo più “facile” e “vantaggioso” per l’associato, così l’associato (che forse non è in grado di “capire” fino in fondo le conseguenze … sic!) non si preoccupa e non è costretto ad adeguarsi irresponsabilmente. Conseguenza di questo modo di fare: l’associato non cresce, lo si ritiene sempre incapace e ovviamente anche l’associazione non cresce perché è espressione di questo tipo di associato.
Terza scuola: avere il coraggio di porre la notizia nella maniera più oggettiva possibile e se è di dubbia interpretazione motivare e spiegare i motivi del “dubbio” facendo capire che è in atto una discussione sul problema e che l’associazione comunque assume una posizione al riguardo di un certo tipo. Conseguenza: l’associato è comunque informato; l’associato è stimolato alla riflessione; l’associazione ne guadagna in immagine perché sempre attenta alle problematiche del settore; ed in ultimo l’associazione non è al carro degli altri, anzi dimostra alle Istituzioni che ha le capacità per voler contribuire alla comprensione ed alla risoluzione degli eventuali dubbi interpretativi.
E se la notizia riguarda problemi di sicurezza sul lavoro? A maggior ragione la notizia va data presto e subito e se esiste un ragionevole dubbio questo va sicuramente interpretato all’inizio a “favore” di sicurezza e non al contrario, oppure …tacendo!

martedì 1 luglio 2008

L'incapacità tecnica delle nostre Istituzioni!

Sono sinceramente preoccupato!
Più passano gli anni (ed ormai ne ho quasi 58!) e più mi accorgo della incapacità tecnica delle nostre istituzioni. Volendo trascurare i fatti eclatanti dell’esame di stato di quest’anno (viene sbagliata la traccia del compito di italiano nonché quella di greco ed inglese) e riferendoci al nostro settore dell’impiantistica, ricordo ad esempio la grossa confusione creata dal D.M. 37/08 sulla sicurezza degli impianti; infatti adesso l’art. 13 sulla documentazione è stato abrogato. Senza considerare la confusione ancora imperante per l’automazione dei cancelli. E che dire dei numerosi dubbi della precedente legge 46/90?
Sono innumerevoli i casi di leggi, decreti legislativi, decreti ministeriali, circolari, chiarimenti, appalti pubblici e quant’altro, che contengono imprecisioni, approssimazioni, errori, richiami sbagliati ad altre leggi/norme, ecc. Questo provoca un dispendio enorme di energie da parte di tutte le categorie imprenditoriali,professionali, lavorative, tecniche per cercare di interpretare nel migliore dei modi le nuove disposizioni. Non ultimo il decreto legislativo sulla sicurezza (81/08) che con una serie di rimandi, ritorni non ci ha ancora chiarito se nel caso di cantiere è necessaria la presenza di uno o più coordinatori della sicurezza! Ed il Condominio che cosa è? Possibile che nonostante il fatto che in Italia ci sia una elevatissima densità abitativa e residenziale e che altissimi sono gli incidenti nei luoghi privati, non si senta il bisogno di esprimere con chiarezza e precisione il “luogo” condominiale. Ed allora cosa succede: non si risparmiano le disquisizioni di illustri magistrati, avvocati ecc sulla interpretazione dell' art. 26 del d.lgs 81/80: "Sarà Il condominio un committente oppure un datore di lavoro?". Ed i giornali ci sguazzano ospitando tutti coloro che in realtà “interpretano” e non “risolvono” il problema che poi in ultima analisi sarà, in caso di infortunio, “interpretato” dal magistrato con il codice civile ed il codice penale alla mano (meno male che ci sono quelli!).
Per non parlare poi del decreto Scajola del 2005: non ancora applicabile e che indica la norma “081-80” e non “81-80”! Il Ministero a distanza di tre anni si è barcamenato in continuazione: si sono alternati sottosegretari, ministri, funzionari, dirigenti per non risolvere ancora niente! E nel frattempo i magistrati continuano a dire che al primo incidente le responsabilità verranno tutte fuori!
L’unica risposta che sa dare bene il Ministero è del tipo: siamo pochi, non possiamo fare molto, non possiamo, ad esempio, fare il controllo del mercato, tra poco ci riorganizzeremo, cambieremo gli uffici, .. ecc, ecc.
E sapete cosa succede se per caso un funzionario viene rimosso? Niente paura ce lo ritroveremo in un altro posto gerarchicamente superiore!
Ma si vuole rendere conto lo Stato Italiano che l’ascensore è il mezzo di locomozione più diffuso al mondo, che in Italia si effettuano 100 milioni di corse, che l’industria di ascensori italiana è leader al mondo, che l’Italia è la nazione con più ascensori al mondo, ecc.
La situazione si è acuita con la Comunità Europea: noi mandiamo i nostri esperti in Europa per “costruire” le norme tecniche che poi verranno recepite dagli Stati membri; poi torniamo in Italia ed i nostri tecnici vengono definiti magari incompetenti dalle Istituzioni tecniche italiane che qualche volta si tacciano di volere spiegare agli stessi esperti la loro “interpretazione” delle norme … è veramente il colmo!
L’attuale Ministro delle Pubblica Amministrazione e dell'Innovazione ha recentemente pubblicato l’elenco degli svariati milioni di euro che si spendono per fornire “la consulenza” alle nostre istituzioni … e meno male! E che cosa fanno i “consulenti” se poi i nostri dirigenti e funzionari pubblici ci propinano questi risultati?
Vi racconto cosa può succedere per un appalto pubblico tecnico in un ospedale di grosse dimensioni: a) l’Ufficio Tecnico formato da ingegneri, periti, geometri deve preparare il capitolato e non ne è capace (chissà perché?); b) allora attiva dei “consulenti” pagati profumatamente per essere aiutato; non tutti i “consulenti” conoscono bene gli argomenti (chissa perché?) ed allora cosa fanno?; c) si rivolgono ad amici tecnici del settore (ascensoristico per esempio) per farsi aiutare.
Alla fine abbiamo pagato i dipendenti pubblici ed i consulenti per niente!
Naturalmente non siamo sicuri del risultato raggiunto anche perché i tecnici del settore magari conoscono “meglio” le caratteristiche di un impianto e non di un altro: quante gare sono state contestate proprio perché non “oggettive” ma forse troppo “personalizzate”?
Mia moglie che mi sta affianco mentre sto scrivendo e che ha sbirciato mi dice: “Ma a che serve il tuo sfogo? Pensi che cambierà qualcosa?”
Forse ha ragione lei … la mia rischia di diventare, per l'ennesima volta, solo una visione idealista e retorica della realtà!