domenica 8 marzo 2009

Andare per ... "campagna"!




Ricordate la vecchia legge economica della domanda e dell’offerta:

Secondo la teoria (o legge) della domanda e dell'offerta, i prezzi di mercato dei beni e dei servizi vengono determinati dal rapporto tra domanda e offerta. In teoria, quando l'offerta eccede la domanda, i venditori devono ridurre i prezzi per stimolare le vendite; al contrario, quando è la domanda che eccede l'offerta, la concorrenza tra i compratori fa salire i prezzi”.
Che fine ha fatto questa legge?
Viviamo in questi ultimi anni in una continua “eccedenza” di offerta, alla quale siamo continuamente stimolati dalla pubblicità e dal marketing delle aziende produttrici.
L’eccedenza di offerta è ormai una costante.
E la domanda (il consumo!) deve essere necessariamente e politicamente spinta pena la crisi mondiale.
Le aziende produttrici sono in crisi perché hanno fatto investimenti in macchine e uomini per produrre sempre meglio e di più, anche in previsione della globalizzazione.
Purtroppo però hanno fatto male i conti e sbagliato le strategie di sviluppo.
È accaduto con sorprendente frequenza, in settori oggi considerati “tradizionali”, che una rapida espansione fosse percepita come una tendenza lineare e che si facessero pesanti investimenti proprio nel momento in cui il mercato si avviava a un inevitabile assestamento o “maturazione” e perciò a una crescita meno veloce.
È quasi inevitabile, a questo proposito, riproporre quella classica linea di sviluppo che è la “curva logica” o “gaussiana” – usata prima dai biologi e poi largamente applicata alle evoluzioni sociali ed economiche e allo specifico sviluppo di mercati, prodotti o servizi.
Il significato di questa curva è ben noto e comunque evidente.
“Quasi tutti” i fenomeni hanno un inizio lento, una fase di forte accelerazione e poi un “assestamento” quando si arriva a una soglia di (relativa) “saturazione”. Uno dei problemi è che non è facile prevedere il tempo (quando avverranno i cambiamenti di fase) e la quantità (a quale livello dimensionale cambierà l’andamento).
Questo spiega la crisi mondiale dell’auto, quella degli elettrodomestici, della tecnologia digitale, dei telefonini, ecc.
Nel mio ruolo, oltre che di imprenditore, di piccolo consumatore ho provato sulla mia pelle tutto ciò: la politica industriale italiana ha sempre sostenuto l’automobile per cui ecco le spinte e le campagne per cambiare l’auto quasi ogni anno. E che dire del vortice dei telefonini degli ultimi anni? E della singola-doppia e tripla A degli elettrodomestici?
E’ ovvio che sbagliando le strategie di sviluppo le aziende hanno investito in macchine e uomini, per cui oggi il problema diviene drammaticamente sociale: a causa di questa enorme eccedenza di offerta, bisognerebbe licenziare moltissimi lavoratori (come sta di fatto avvenendo, specialmente in America).
La colpa di tutto ciò risiede esclusivamente nella miopia dei guru-manager mondiali che hanno pensato solo ai propri interessi ed ai propri immediati vantaggi.
Gli economisti illuminati (e non quelli assoldati dai vari governi figli dell’ultra-liberismo occidentale!) ci hanno sempre messo in guardia da questo rischio.
Mi ha sorpreso recentemente la inserzione pubblicitaria sul “Sole 24 ore” fatta da un famoso professore universitario di economia (“indipendente”!) che riportava i trafiletti degli articoli da lui pubblicati sul Sole stesso, in tutti questi anni, che anticipavano la crisi mondiale in atto.
Anche il settore ascensoristico è un settore “maturo” e ogni tentativo non solo di salvaguardare il “volume d’affari” dell’anno precedente, ma anche di aumentarlo decretandolo come successo del management va controllato con attenzione (basta leggere la gara che fanno le multinazionali del settore a magnificare i propri numeri "annuali"!).
Il recente episodio di una multinazionale del settore ascensoristico che ha voluto speculare sulla sostituzione di un ammortizzatore in fondo fossa organizzando una “campagna” nazionale per poter forse risollevare i propri bilanci, è figlia di questo atteggiamento.
La riflessione non coinvolge sole le multinazionali del settore ma anche le piccole e medie imprese.
Non è vero che anche le piccole hanno spesso "bisogno" di "andare per ..campagna", per far quadrare i propri bilanci?
L’economia nella gestione e nella organizzazione di impresa è un dovere sociale. Qualsiasi tentativo di imporre le proprie diseconomie, nonchè interessi speculativi, al mercato è eticamente scorretto e può portare anch’esso a problemi sociali futuri.
Il voler mantenere a tutti i costi modelli organizzativi e di gestione costosi nel tempo porterà alla crisi; finirà il tempo delle “isole felici”, perché il consumatore non potrà più sostenere l’eccesso di offerta anche nel settore ascensoristico.
Le aziende ascensoristiche se vogliono sopravvivere devono pensare seriamente a modelli diversi fondamentalmente più economici senza tralasciare la sinergia, l’aggregazione e la diversificazione.
Concetti, ad esempio, come canoni di manutenzione “a consumo” (contando le corse degli impianti per esempio) saranno le regole del domani e bisogna organizzarsi già da adesso in tale direzione.
Occorre approfittare di questo momento di crisi per riorganizzarsi in tal senso!