lunedì 30 dicembre 2013

Duomo di Milano : per gli ascensori non esistono solo le torri in cristallo!

Il progetto della torre-ascensori
“..l’impianto ascensore costituisce tuttavia il terreno di confronto più acceso tra posizioni opposte, che vedono la sua localizzazione ora come grave elemento di disturbo, da nascondere con tutti gli espedienti possibili, ora come una feconda occasione di confronto tra antico e nuovo”.
Questa affermazione è stata tratta dalle “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale”  del Ministero per i beni e le attività culturali. Un esempio, per certi versi estremo, del confronto tra antico e nuovo è quello del Centro Culturale Reina Sofia di Madrid, dove il problema del trasporto verticale è stato affrontato con due grandi torri-ascensore in cristallo poste su una delle facciate dell’edificio, trasformando l’impianto di elevazione in un vero e proprio oggetto architettonico moderno.
Torri-ascensori del Centro Culturale Reina Sofia - Madrid
Analogo  intervento è stato realizzato con gli ascensori per raggiungere il terrazzo del Vittoriano a Roma, anche’ essi realizzati all’ interno di un corpo aggiunto in cristallo. Entrambe le soluzioni sono state oggetto di notevoli critiche, al punto che nel 2008 si stava decidendo di smontare gli ascensori stessi.
E’ quello che sta succedendo oggi per il Duomo di Milano dove si vorrebbero installare due ascensori all’ interno di una torre in vetro retta da elementi in acciaio che richiamano lo stile gotico del Duomo. L' EXPO 2015 richiamerà molti milioni di visitatori, per cui qui non contesto l’idea di realizzare nuovi sistemi per salire sul Duomo di Milano, dove si gode una ottima veduta della città, si può meglio apprezzare la splendida fattura del Duomo e consentirebbe a tutti di superare il dislivello per portarsi direttamente ad una quota di circa 50 metri.
Torre- ascensori del Vittoriano - Roma
Ciò che contesto è la soluzione “torre in cristallo”. Pare che l’inventiva dei progettisti di trasporto verticale, sembra destinata a non discostarsi da questa tipologia di soluzione che prevede una coppia di ascensori che si muovono all’interno di una struttura trasparente, per salvaguardare la vista dell’ architettura retrostante. Poi se andiamo a vedere ciò non vale per la vista laterale   e non frontale: quindi quale forma dare alla “torre”?  Una forma in contrasto con l’architettura presente (vedi Madrid e Roma) oppure una struttura che ne tenti un raccordo (Duomo di Milano)?
Io propendo, nel caso del Duomo di Milano, dotato di una architettura molto “ingombrante”,  per una soluzione  che superi entrambe le posizioni, che sono necessariamente oggetto delle critiche di fazioni opposte. La soluzione deve essere pertanto “minimalista” dal punto di vista architettonico (nel senso che deve avere impatto prossimo allo zero sulla architettura preesistente) e tecnologicamente avanzata dal punto di vista strutturale. Ciò rappresenterebbe anche un ottimo biglietto da visita sulla capacità  italiana di opere di ingegneria che comunque ci renderebbe ancora più famosi agli occhi del mondo. Senza contare che una opera “minimalista” potrebbe restare per sempre senza ricorrere al suo smontaggio dopo l’EXPO.   
Concordo quindi con la proposta di ripensare il tutto in una ottica nuova però, sostengo io, sfruttando al meglio le nuove innovative opportunità fornite dalla ingegneria del trasporto verticale.


venerdì 30 agosto 2013

...HO DECISO DI SCRIVERE UN NUOVO LIBRO!



Ascensori inclinati a Le Treport (FR) - MASPERO ELEVATORI Spa
Lopera fotograferà lo stato dell’arte del trasporto verticale dal punto di vista della tecnologia impiegata, delle leggi operanti e delle norme tecniche. Un’opera di tal genere risente necessariamente degli effetti di globalizzazione che negli ultimi anni ha coinvolto massicciamente anche il settore del trasporto verticale. Anche il problema del risparmio energetico sta orientando lo sviluppo tecnologico come pure l’utilizzo delle tecnologie informatiche nonché l’impiego di materiali sempre più sofisticati che coniugano resistenza e leggerezza nello stesso momento. Lentamente si sta operando anche per una standardizzazione mondiale, al punto che un prodotto di trasporto verticale potrà essere costruito in  qualsiasi nazione, potrà utilizzare componenti standardizzati prodotti in qualsiasi altra nazione e potrà essere installato ovunque nel mondo. Sembra un obiettivo ambizioso ma il percorso è ormai tracciato. Ormai anche nel nostro paese sono imperanti già da tempo norme europee del settore che aumentano di  anno in anno e alle quali tutti gli attori  si adeguano e per le quali si attrezzano.Il nuovo testo non potrà non parlare delle ultime novità che stanno riscuotendo sempre più interesse, anche se la loro crescita è molto lenta: ascensori a testata e fossa ridotta, ascensori inclinati, miniascensori, ascensori veloci, ascensori ecologici, ascensori a basso consumo energetico, ecc
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lunedì 19 agosto 2013

ANCORA SUL TAGLIO DELLE SCALE......

"Ascensori,  il limite al taglio delle scale" 

Mio ultimo articolo apparso sul Sole 24 Ore del 19 agosto 2013

Taglio tipico delle scale
L’11 luglio scorso è stato presentata al pubblico la  proposta per il Nuovo Regolamento Edilizio del Comune di Milano. Il vecchio regolamento esiste dal 1999 e si prevede di approvare il nuovo entro la fine dell’anno.  
Tra le molte novità, non appare di minor importanza quella relativa alla installazione di ascensori in fabbricati preesistenti che ne sono a tutt’oggi sprovvisti, riducendo la larghezza delle rampe scala. In Italia esistono ancora molte centinaia di migliaia di edifici in questa situazione nonostante che le norme sul superamento delle barriere architettoniche (legge 13/89 e dm 236/89) siano operanti in Italia da quasi venticinque anni e la popolazione italiana continui a invecchiare velocemente. E’ un problema che riguarda i Regolamenti edilizi di tutti i Comuni italiani, da quelli con poche centinaia di abitanti alle prossime Città Metropolitane con milioni di abitanti. Infatti in Italia le indicazioni sulla misura minima delle rampe scale devono essere indicate nel Regolamento edilizio Comunale.
Il nuovo Regolamento Edilizio del comune di Milano a tal proposito dice, per quanto concerne le Scale: “Nel caso di installazione di ascensori nei vani scala comuni degli edifici esistenti privi di impianti di sollevamento, è consentita la riduzione della larghezza della rampa ad un minimo di 90 cm”.  
Sebbene sia apprezzabile il tentativo di dare una indicazione sulla misura minima da rispettare (infatti nel precedente Regolamento all’art. 30 si dice “Le scale di uso comune sono disciplinate, quanto a larghezza, dimensioni e chiusura alla relativa normativa vigente in materia….omissis”), il problema non viene affatto risolto in quanto, la misura di 90 cm  non risulta in linea con la tendenza nazionale ed europea sul problema e va considerata una autentica marcia indietro sul problema del superamento delle barriere architettoniche. D’altra parte anche l’Ufficio tecnico del Comune di Milano ha già autorizzato, in deroga, tagli delle scale sino alla misura di 80 cm. Può succedere quindi, domani, che edifici anche limitrofi o vicini subiscano due trattamenti diversi, impedendo all’ultimo di non poter installare l’ascensore a causa del nuovo regolamento, creando di fatto disparità di trattamento tra i cittadini, senza alcun valido motivo rispetto al passato. 
In un precedente articolo apparso sul Sole 24 Ore del 1 agosto 2011, ebbi già a dire come la misura minima delle rampe alle quali fare riferimento è quella di 80 cm e non di 90 cm.  Citavo, tra l’altro, il comportamento del Comune di Genova ed ora cito, come ulteriore esempio il Comune di Ancona: art. 98bis – Opere di abbattimento di barriere architettoniche e di collegamento verticale in edifici esistenti: “omissis… la larghezza minima delle scale potrà essere di 80 cm al netto del corrimano a condizione che sia dimostrata graficamente la condizione di cui al punto 4.1.10 del dm 236/89 (Accessibilità della Barella)…omissis”.
Le città Metropolitane come Roma, Napoli e Bari e molti altri comuni già da moltissimi anni accettano la misura di 80 cm come larghezza delle scale a seguito di  taglio delle stesse per la installazione di un nuovo ascensore.
Il vero problema, in realtà, consiste nel fatto che non esiste alcun riferimento nazionale sul problema della larghezza delle scale.
Per questo motivo, sin dai tempi della pubblicazione delle legge 13/89 la posizione della magistratura, è stata a volte diversa, giudicando da caso a caso. Viene spesso invocato in maniera impropria  il dm 236/89 (larghezza 120 cm) ed il dm 246/89 (larghezza 105 cm), dando ragione a chi non voleva il taglio delle scale e penalizzando chi aveva bisogno del superamento delle barriere architettoniche. 
Bene ha fatto invece  la Francia che ha introdotto nella legge delle costruzioni edilizie CCH-Code de Construction et de l’Habitation (l’equivalente della nostra legge nazionale 380/01) con gli  art. R. 111-18-8 e art R. 111-18-9, e con il decreto attuativo del 26 febbraio 2007 i  seguenti due concetti semplici ma chiari, da applicarsi in caso di manutenzione straordinaria:
 -“la largeur minimale du cheminement, qui doit être supérieure ou égale à 0,90 mètre pour une circulation horizontale et à 0,80 mètre, mesurés entre mains courantes, pour un escalier
Che tradotto: 
-“la larghezza minima del camminamento, che deve essere superiore o uguale a 0,90 metri per una circolazione orizzontale e a 0,80 metri, misurata tra i corrimani, per una scala”.   

In conclusione occorre che da una parte il Comune di Milano riveda la misura di 90 cm portandola a 80 cm allineandosi al comportamento nazionale e d’oltralpe, e dall’altra lo Stato italiano si decida a regolamentare sul tema evitando di lasciare la decisione ai singoli tecnici comunali che specialmente nei piccoli Comuni, non sono sempre in grado di risolvere il problema in maniera uniforme.