martedì 13 ottobre 2009

Se si è sempre operato a regola d’arte i costi Scajola sono più abbordabili?


Il primo decreto Scajola del 2005 (mai reso operante), aveva dato tempi brevissimi (da sei mesi a due anni) per gli adeguamenti il che giustificava le preoccupazioni di tutti gli attori coinvolti: le aziende ascensoristiche denunciarono la mancanza di manodopera; i proprietari criticarono i tempi molto stretti per “assorbire” l’impatto economico; gli stessi Enti di controllo non assicurarono di avere i tecnici in numero sufficiente per effettuare i controlli in tempi così brevi. E di fatto in questi anni si è lavorato principalmente per “diluire” nel tempo gli adeguamenti stessi (sino ad oltre 14 anni!), constata comunque la necessità di intervenire sul parco ascensori italiano, così come richiesto dalla Comunità Europea.

Ora con il nuovo decreto quindi tutto ciò scompare e quindi appaiono inutili sia le lamentele dei proprietari che le preoccupazioni delle imprese. L’ obiettivo è quello prevalentemente di rendere, finalmente, sicuro quella parte del parco italiano molto vetusto in tempi molto ragionevoli; ciò per mettere finalmente fine all’ostinazione di quella parte dei proprietari ad effettuare interventi di ammodernamento che avrebbero dovuto e potuto decidere in maniera “volontaria” e che avrebbero reso di fatto gli ascensori più sicuri automaticamente.

Con queste premesse, per tentare di dare una risposta al dibattito in corso sul costo degli adeguamenti basta farsi semplicemente farsi la seguente domanda:

ipotizzando che non esista il nuovo decreto, in quattordici anni quanto il proprietario avrebbe speso per tenere in funzione ed in sicurezza il proprio ascensore?”.

A conti fatti è facile dimostrare che se l’ascensore è molto vecchio costa molto tenerlo in esercizio ed in sicurezza, come costa molto adeguarlo; al contrario se l’ascensore è più nuovo costerebbe poco tenerlo in esercizio ed in sicurezza, come pure adeguarlo.
Il mio discorso è ovviamente estremizzante perchè ci sono anche adeguamenti del tutto nuovi che sono comunque necessari(vedi ad esempio il livellamento al piano, le barriere ottiche ed i combinatori telefonici).

La “razio” del decreto è proprio quella di portare tutti gli ascensori allo stesso livello di sicurezza e per fare ciò non indica interventi “a tappeto” ma attraverso il “check-up” interviene solo sugli ascensori meno sicuri e meno ammodernati, divenendo a costi di intervento estremamente variabili e commisurati all’anzianità dell’impianto stesso. Pertanto le aziende ascensoristiche non dovrebbero “arricchirsi” più di tanto; i proprietari spenderanno per gli adeguamenti non molto di più di quello che avrebbero speso per mantenere in esercizio e sicurezza gli elevatori negli anni; per ultimi gli organismi dovrebbero riuscire a sopportare il carico di lavoro per i prossimi anni.
Diversamente vanno le cose per quegli impianti che sono stati già riparati ed ammodernati senza però il rispetto (ovviamente all’ insaputa del committente) delle norme UNI 10411, da parte di quelle imprese ascensoristiche che operano in maniera sleale sul mercato. In tal caso il problema ora viene finalmente a galla e può succedere di dover rimettere mano al portafoglio per lavori già effettuati anche da poco tempo!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo!!! Purtroppo però il rispetto delle Norme non è sempre sinonimo di lavoro eseguito a regola d'arte.
Anche la scelta dei materiali e della "mano" che esegue i lavori determina la "reale qualità" di un lavoro. Inoltre, non dimentichiamo che molti interventi mirati alla limitazione di un rischio specifico ( e qui mi proietto nel prossimo futuro!!!) potranno essere eseguiti non seguendo le norme tecniche di riferimento, ma dimostrando con apposita analisi dei rischi che si è ottenuto un livello di sicurezza paritario rispetto a quanto indicato nelle suddette norme!!! Già adesso ci troviamo ad affrontare trasformazioni di impianti "non a norma" e per le quali occorre richiedere analisi dei rischi o certificati specifici (es. le cinghie "di trazione" utilizzate da alcune aziende in luogo delle classiche funi). Speriamo in bene......

Anonimo ha detto...

ehhh si proprio speriamo in bene....
come sempre ci addossano responsabilità diretta sulle spalle.

Le tabelle di rischio sono fatte senza nessuna logica di appartenza ma pittosto confusionarie e poco chiare lasciando tutto ad interpretazioni dei singoli attori.

Gli organismi attualmente stanno navigando nel buio, non hanno coordinamento e quindi tutto è rimandato al singolo individuo.

Faranno le sue "analisi dei rischi" o meglio ti prescriveranno sostituisci questo e quello, e tu sotto la tua responsabilità dovrai eseguire.

Verranno i soliti furbini che sostituiranno quello e non questo e ti fottono il lavoro ad esempio il livellamento delle fermate
un " Ascensorista " serio proporrà la sostituzione del quadro di manovra in osservanza a quanto dovrà essere fatto nella fase successiva
un " ascensoraio " di pochi scrupoli proporrà l'installazione dell'inverter rimandando alla fase successiva la sostituzione del quadro.

Parlando con un ingegnere di un organismo mi ha confermato che un argano con il classico supporto installato a vecchie norme deve essere sostituito mentre un argano di 5 anni con il supporto và bene ?????????
la sola differenza tra l'uno e l'altro se ricordo bene sta solo nella bobina del freno e delle molle indipendenti delle ganasce che cmq possono essere applicate anche su vecchi argani e quindi ??????.

Inoltre tutti gridano alleluia per l'avvento io non la vedo una manna dal cielo ma tutt'altro per il momento particolare economico che si stà attraversando e gli importi dei lavori che dobbiamo eseguire che sono molto elevati ci sottopone a esposizioni economiche non indifferenti.

Non conosco bene le Vs. situazioni qui in zona " PRATO " ci sono insolvenze nei condomini che aggirano al 40/45% come faremo ad incassare i ns. lavori?????????

Saluti a tutti da un vecchio ascensorista di PRATO

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